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Evasione dagli arresti domiciliari

Non sentire il campanello di casa, può costare l'accusa di evasione


Chi trovandosi agli arresti domiciliari, non sentendo il suono del campanello, non dovesse aprire alle Forze dell'Ordine, incorre nel reato di evasione.

Lo ha confermato, ancora una volta, la Corte di Cassazione con la sentenza 9 aprile 2021, n. 13432 – affermando che l'allontanamento dell'imputato dal luogo degli arresti domiciliari, in assenza di specifica autorizzazione, possa essere legittimamente desunto dalla sua mancata risposta al suono del citofono, attivato dalla polizia giudiziaria nel corso di un controllo per un rilevante lasso temporale, nonché con modalità insistenti e tali da richiamare l'attenzione.



Giova ricordare come l’art. 385 c.p., disciplinando il reato di evasione punisca:

  • con la reclusione da uno a tre anni la condotta di chiunque, essendo legalmente arrestato o detenuto per un reato, evada;

  • con la reclusione da due a cinque anni se il colpevole commette il fatto usando violenza o minaccia verso le persone, ovvero mediante effrazione;

  • con la pena da tre a sei anni se la violenza o minaccia è commessa con armi o da più persone riunite.

  • quando l'evaso si costituisce in carcere prima della condanna, la pena è diminuita.

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